La ragazza dei fiori di vetro by Tilar Mazzeo

La ragazza dei fiori di vetro by Tilar Mazzeo

autore:Tilar Mazzeo [Mazzeo, Tilar]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biografie e storie vere
ISBN: 9788858516706
editore: Piemme
pubblicato: 2017-01-23T16:00:00+00:00


10

Agenti della resistenza

Varsavia, agosto-settembre 1942

Il bambino di quattro anni e la zia stavano fermi immobili nell’ombra, in attesa del segnale. La donna teneva stretta la mano del piccolo, concentrata sulla strada vuota davanti a loro e sui soldati che si avvicinavano con aria spavalda, facendo oscillare a ogni passo i fucili a tracolla. I nazisti erano gli unici in tutto il ghetto a non avere paura. Con l’altra mano, la zia reggeva in braccio la figlia di pochi mesi. Giunti in fondo alla strada, i tedeschi sparirono dietro un angolo. Piotr sentì una mano sulla spalla. Suo padre? In futuro non sarebbe riuscito a ricordarlo. Lui non li avrebbe seguiti, e nemmeno la madre. Il bambino non si era mai separato dai suoi genitori e non capiva ancora perché volessero mandarlo via. Qualcuno sibilò: «Ora!» e, con tutta la velocità concessa dalle sue gambette, Piotr corse verso la buca nascosta tra gli alberi.

Un uomo mai visto prima aiutò lui, la zia e la cuginetta Elvbieta a introdursi in quell’antro. L’aria fetida fece tossire la donna. La galleria era buia, metteva paura. «Silenzio» disse lo sconosciuto. «E tu non devi piangere» aggiunse rivolto a Piotr. Il tunnel rimbombava di echi, sul pavimento scorreva un rivolo lurido che inzuppava le scarpe. Il canale proseguiva per chilometri sotto la città, ma Piotr era troppo piccolo per calcolare le distanze. Persino lui, tuttavia, capiva che in un posto come quello non era il caso di restare indietro. Non era facile avanzare in quel fiume melmoso sotterraneo, ma per tutto il tempo Piotr tenne lo sguardo fisso sulla schiena dello sconosciuto, deciso a non perderlo di vista.

A volte la guida si arrestava di colpo e si metteva in ascolto dei suoni metallici e delle voci indistinte che filtravano dalla superficie, poi riprendeva a camminare. Finalmente si fermò, attese a lungo, infine spostò una grata e aiutò Piotr ad arrampicarsi sulla scaletta. Quando lui e la zia si voltarono, l’uomo era sparito: davanti a loro c’era una sconosciuta, una donna minuta con un sorriso amichevole. «Venite» disse. E la seguirono.

Era Irena Sendler?

Il bambino di quattro anni era Piotrus Zysman, l’unico figlio di Józef – l’amico di Irena – e della moglie Theodora. Separarsene era stato tremendo, ma nell’estate del 1942 Józef aveva sotto gli occhi l’alternativa: lui e la moglie erano stati tra le centinaia di genitori che avevano affidato i propri bambini a Irena, affinché salvasse almeno loro. «Rivedo ancora il suo sguardo buono e saggio, quando mi chiese di portar via suo figlio» avrebbe raccontato Irena. Józef era certo che non l’avrebbe mai più rivisto, e il suo non era un timore infondato. Le deportazioni procedevano a tappe forzate e nessuno nel ghetto contava più di sopravvivere. Ci sarebbe voluto un miracolo per salvare anche i genitori.

Quando, nelle interviste o durante le conferenze sull’Olocausto che tiene nelle scuole, Piotr racconta la sua fuga dal ghetto, si limita a descrivere il tragitto attraverso le fognature. Non conosceva i suoi soccorritori, perciò non è in grado



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